giovedì 22 settembre 2011

Allergia al lattosio



Il lattosio e´ un di carboidrato che si trova nel latte e nei suoi derivati. E´ uno zucchero ´ formato da due zuccheri (nel nostro caso precisamente da glucosio e galattosio) , un disaccaride. L’ enzima lattasi, che viene prodotto dall´intestino piccolo, spezza il lattosio nei due suoi due componenti glucosio e galattosio, rendendoli assorbibili dal nostro corpo.

L´intolleranza al lattosio si manifesta attraverso un ventaglio di sintomi correlati all´impossibilità dell´organismo nel digerire questo composto. Quando l´organismo non produce del tutto o sufficiente lattasi, il lattosio non viene digerito e scatena una specifica intolleranza.
L´intolleranza al lattosio si può manifestare con differenti livelli.
Oltre la metà degli adulti del mondo manifesta una insufficiente produzione intestinale dell´enzima lattasi e soffre, in forma lieve o acuta, dei sintomi dell´intolleranza.
Esistono fattori razziali che acuiscono questa intolleranza, particolarmente comune fra gli Africani, gli Asiatici, i Mediorientali, i Nativi d´America del Nord e del Sud America.

I sintomi più comuni dell’intolleranza al lattosio sono gastrointestinali: dolore addominale non specifico e non focale, crampi addominali diffusi, gonfiore e tensione intestinale, aumento della peristalsi con borborigmi facilmente auscultabili e con movimenti talora palpabili, meteorismo, flatulenza e diarrea con feci poltacee, acquose, acide, che insorgono da 1 a poche ore dopo l’ingestione di latte o latticini o comunque di alimenti contenenti lattosio.

Tuttavia tali sintomi non sono specifici: altri disordini come la ipersensibilità alle proteine del latte, reazioni allergiche ad altri cibi, o intolleranze ad altri glicidi possono causare sintomi simili. Si stima che occorrano più di 240 ml di latte al giorno (12 grammi di lattosio) per causare sintomi in soggetti con carenza di lattasi. L’insorgenza della sintomatologia è anche dipendente dal cibo associato, in quanto è legata alla velocità di svuotamento gastrico: se il lattosio si sposta rapidamente dallo stomaco ad un intestino con bassa attività lattasica, i sintomi saranno più evidenti. Quindi se il lattosio viene ingerito insieme a carboidrati (specie i carboidrati semplici), che aumentano la velocità di svuotamento gastrico, i sintomi sono più probabili o più intensi, mentre se viene ingerito insieme a grassi, che riducono la velocità di svuotamento gastrico, i sintomi possono essere molto ridotti o addirittura assenti.

Il cardine della terapia è la dieta a ridotto contenuto di lattosio. La quantità di lattosio tollerata dai vari soggetti è variabile, pertanto è opportuno eliminare gradualmente gli alimenti iniziando da quelli a più alto contenuto in lattosio (latte, yogurt, formaggi freschi) in modo da valutare la soglia di tolleranza del paziente. Tali alimenti possono essere sostituiti con alimenti analoghi privi di lattosio che attualmente si trovano in commercio con facilità.

lunedì 19 settembre 2011

Candidosi orali







L'infezione da candida orale, come quella della pelle e quella intestinale e genitale, è un disturbo causato da un fungo denominato Candida Albicans, che è normalmente presente nella nostra flora intestinale, nella nostra bocca e, nelle donne, nella flora vaginale. L'infezione da candida orale, anche definita mughetto o stomatite da candida, avviene quando questa proliferazione si compie nella nostra bocca. Come per altre candidosi localizzate, il motivo scatenante è un disequilibrio della composizione chimica della nostra bocca così come della flora intestinale o vaginale. Il fungo si moltiplica a danno di altri batteri che insieme stabiliscono l'equilibrio batterico della flora orale.
Questo accade per svariati motivi, tutti riconducibili a una immunodepressione (per stress, malattie o altro) o a un'alterazione delle difese immunitarie dovuta all'impiego di farmaci (specie antibiotici), una dieta ricca di zuccheri che ha rinforzato il fungo della candida orale (specie nei bambini) o un'altra alterazione che ha reso il Ph più acido. Altri fattori possono essere, nelle donne adulte, l'utilizzo di contraccettivi per via orale o l'arrivo di una gravidanza. L'infezione da candida orale colpisce prevalentamente i bambini e quegli adulti con episodi di immunodepressione.
Essa si presenta con arrossamento della mucosa orale, presenza di parti bianche su fondo eritematoso con il tipico aspetto di latte cagliato. A questo aspetto si associa un forte bruciore nella bocca che porta a un'estrema difficoltà nel deglutire liquidi o alimentarsi, perché la mucosa malata è estremamente sensibile.
Se il tipo di alimentazione possa influire sulla comparsa o meno di una candidosi e' una questione ancora molto dibattuta. I cibi messi sotto accusa, se sono assunti in quantita' eccessive, sarebbero:- latte e latticini, formaggi, burro, creme, gelati; perche' ciascuno di questi alimenti contiene un tipo specifico di lievito e di muffe, il cui consumo andrebbe ad aggravare l'infezione da funghi in corso;- dolciumi in generale: il loro contenuto di zuccheri fornirebbe ai funghi patogeni quella quantita' di glicogeno indispensabile per nutrirsi e quindi moltiplicarsi velocemente;- pasta, pane e carboidrati in generale; prima che l'organismo possa assorbire i carboidrati, questi devono essere trasformati; una parte e' destinata poi a essere tramutata in glicogeno.Vengono talvolta addirittura inclusi in questa lista:- aceto, succhi di frutta, frutta sciroppata: perche' per il trattamento di questi prodotti viene utilizzato il lievito;- te', pepe, caffe', spezie, tabacco, in quanto per i processi di essiccazione, si utilizzerebbero alcuni lieviti e muffe.Per altri specialisti del settore, invece, l'alimentazione avrebbe un ruolo marginale rispetto alla manifestazione della Candida.Resta comunque il fatto che in un regime di iperglicemia (eccesso di zuccheri) come nelle persone diabetiche, vi sono maggiori possibilita' di sviluppare una candidosi.

mercoledì 14 settembre 2011

E' buono, leggero e fa tanto bene alla salute ...







Stiamo parlando dello yogurt le cui virtù sono ormai riconosciute anche dalla scienza nutrizionale. Si sa, per esempio, che diminuisce l'acidità gastrica, prevenendo in tal modo la gastrite e l'ulcera; abbassa il tasso di colesterolo presente nel sangue, diminuendo quindi la possibilità di infarto e arteriosclerosi; favorisce la digeribilità e l'assorbimento dei grassi; migliora la digestione; apporta vitamine e sali minerali (vitamine del gruppo B, fosforo, calcio, ferro) .
E poi ancora • la maggiore digeribilità rispetto al latte• la capacità di regolarizzare e migliorare la funzionalità dell’apparato digerente e dell’intestino• la capacità di prevenire o lenire processi infiammatori contribuendo, indirettamente, a potenziare le difese immunitarie dell’individuo• la produzione e la sintesi di alcune sostanze antibiotiche • l’azione di riduzione del colesterolo nel sangue • l’azione anti-ipertensiva• l’inattivazione di alcune sostanze potenzialmente cancerogene e la prevenzione di alcuni tumori• la versatilità in cucina.

Le caratteristiche e le proprietà dello yogurt dipendono dalla presenza, fino all’atto del consumo, di microrganismi vivi e vitali. Oggi si sa che i microbi acidificanti, chiamati lattobacilli, fanno da barriera ai microbi infettivi, aumentando il numero di microbi buoni che nell’intestino hanno una funzione antagonista nei confronti degli altri batteri portatori di infezioni e disturbi gastrointestinali.Con il processo di trasformazione, inoltre, lo yogurt diventa più digeribile del latte sia perché il lattosio, non assimilabile da tutti, si è trasformato in acido lattico, sia perché le stesse proteine del latte diventano in parte peptidi, cioè proteine predigerite e amminoacidi liberi, che sono i componenti più piccoli delle proteine, assimilabili tal quali dall’organismo.Lo yogurt è ricco di proteine, sali minerali (soprattutto calcio e fosforo, ma anche potassio e sodio) e vitamine (soprattutto quelle del gruppo B, in particolare B2 e B12, la K e la A). Importante anche la presenza di acido lattico, che influisce sul gusto gradevolmente acido di questo prodotto, contrasta efficacemente la proliferazione dei microrganismi indesiderati e permette una migliore conservazione. La sua completezza nutrizionale, la sua leggerezza e la sua naturalità rendono lo yogurt un cibo adatto a tutti, dai bambini agli anziani, e in particolare a chi: ha problemi di digestione, si trova in uno stato di particolare debolezza o in convalescenza, ha bisogno di un notevole apporto di calcio (come bambini e adolescenti, le donne in gravidanza e nei casi di grave carenza di questo minerale come l’osteoporosi), ha una dieta povera di vitamine (ipovitaminosi), soffre di stipsi o infiammazioni intestinali, è predisposto a manifestazioni allergiche dettate dall’indebolimento del sistema immunitario (quali eczemi e ulcerazioni della bocca).

lunedì 12 settembre 2011

Steatosi epatica: il ruolo della dieta.






Con il termine steatosi epatica (anche epatosteatosi o, più comunemente, fegato grasso) si vuole indicare una condizione di eccessivo aumento di grasso internamente alle cellule epatiche. Si è soliti parlare di steatosi epatica quando il grasso epatico supera il 5% del peso dell'intero organo.
L'aumento di tale percentuale viene determinato da un accumulo di grasso nelle cellule epatiche che può essere dovuto a processi di tipo infiltrativo o di tipo degenerativo. La steatosi epatica è un quadro patologico decisamente frequente dal momento che si stima che la sua presenza sia riscontrabile nel 10-25% della popolazione generale (la prevalenza è nettamente superiore nelle persone affette da obesita’).

Alimenti da consumare con moderazione sono:
§ latte parzialmente scremato
§ burro
§ ricotta
§ uova intere (per il solo albume non vi sono restrizioni)
§ aragosta
§ olio di oliva e oli di semi
§ arachidi, mandorle, noci, pistacchi
§ pasticceria.
Gli alimenti da evitare sono i seguenti:
§ latte intero
§ formaggi grassi
§ fritture in genere
§ anatra, oca e carni grasse in genere
§ lardo, pancetta, sugna
§ salumi
§ paté
§ creme con panna o con burro
§ cacao e cioccolato
§ maionese
§ noci di cocco.

lunedì 5 settembre 2011

Il colesterolo












Il colesterolo è un composto organico appartenente alla famiglia dei lipidi steroidei. Nel nostro organismo svolge diverse funzioni biologiche, importanti ed essenziali:
è un componente delle membrane cellulari, di cui regola fluidità e permeabilità;
è il precursore degli ormoni steroidei, sia maschili che femminili (testosterone, progesterone, estradiolo, cortisolo ecc.), della vitamina D e dei sali biliari.
Nonostante questo ruolo biologico di primo piano, quando il colesterolo circola nel sangue in concentrazioni superiori alla norma si trasforma in un acerrimo nemico della nostra salute.
Spesso si sente parlare di colesterolo buono e cattivo. In realtà il colesterolo è uno solo, quello che cambia è chi lo trasporta nel sangue e il fatto che lo depositi o meno sulle pareti delle arterie. In questo articolo scopriremo che cos'è realmente il colesterolo.Praticamente tutti i lipidi sono molecole insolubili in acqua e quindi non possono circolare liberamente nel flusso sanguigno, ma devono essere trasportate da altre molecole, prevalentemente proteine, solubili in acqua.Gli acidi grassi liberi vengono trasportati tramite una proteina, l'albumina.I trigliceridi che assumiamo con l'alimentazione vengono inglobati all'interno di molecole chiamate lipoproteine.In base alla loro densità, si distinguono in chilomicroni, VLVL (very low density lipoprotein), IDL (intermediate density lipoprotein), LDL (low density lipoprotein) e HDL (high density lipoprotein).Il compito di queste molecole è di portare i lipidi (soprattutto trigliceridi e colesterolo) dall'intestino al fegato e ai tessuti, e viceversa. A tal proposito è molto interessante considerare il meccanismo di trasporto del colesterolo, che avviene con le lipoproteine LDL e HDL. Le lipoproteine che trasportano il colesterolo sono prevalentemente le LDL e le HDL. Le LDL hanno il compito di trasportare il colesterolo dal fegato ai tessuti, dove viene utilizzato, mentre le HDL hanno la funzione opposta, in quanto prelevano il colesterolo dai tessuti e lo riportano al fegato.
Le LDL sono pericolose in quanto tendono a depositare il colesterolo sulla parete delle arterie, favorendo la formazione delle placche aterosclerotiche. Al contrario, le HDL tendono a rimuovere il colesterolo ostacolando la formazione delle placche.Il colesterolo "cattivo", quindi, è quello trasportato dalle LDL, mentre quello buono è quello trasportato dalle HDL. Il livello di colesterolo totale nel sangue è la somma di quello presente nelle lipoproteine LDL e nelle HDL, e quindi non è un dato che determina in modo assoluto il rischio cardiovascolare, quello che conta è il rapporto tra colesterolo totale e HDL, che deve essere inferiore a 5 per l'uomo e a 4.5 per la donna.Un soggetto con colesterolo totale a 250 e colesterolo HDL (buono) a 80 ha un indice di rischio pari a 3.1 (assolutamente normale), mentre un soggetto con colesterolo totale a 250 e HDL a 40 ha un indice pari a 5 (a rischio).
Quello che quindi ha maggiore importanza è il rapporto tra HDL e LDL, che deve essere a favore della lipoproteina HDL. Per esempio se un alto tasso di colesterolo totale è dovuto solo o in maggior parte all'HDL, ciò può essere addirittura positivo. Anche per il colesterolo (LDL) i primi accumuli nelle arterie incominciano dalla fanciullezza e pertanto è indispensabile che la prevenzione di questa malattia sia attuata quanto più precocemente possibile, soprattutto con l'obiettivo di aumentare il colesterolo HDL rispetto ai valori di quello LDL. L'accumulo del colesterolo nel sangue non dà disturbi evidenti, e infatti per identificarlo occorre un esame di laboratorio; quindi è buona regola sottoporsi ad esami clinici di controllo ogni sei mesi o ogni anno.
Ecco un semplice elenco di cibi contenenti colesterolo (le quantità sono in mg per 100 g di alimento edibile):
§ Organi di animali (cervello)
§ Tuorlo d' uovo (1.350, un uovo intero contiene 400 mg di colesterolo per 100 g)
§ Burro (250)
§ Frutti di mare (aragosta, gamberi, ostriche, cozze 150)
§ Salumi grassi (100)
§ Formaggi grassi (pecorino, grana, parmigiano ecc. 100)
§ Carne e pesce magri (petto di pollo, tonno, pesce spada ecc. 70).
Ne consegue che gli alimenti che poveri di colesterolo sono tutti quelli privi di grassi saturi di origine animale, ovvero tutti i tipi di frutta e di verdura,i legumi, la soia, la pasta il pane ed il riso sia di grano duro che integrali.
Essendo anche lo zucchero un alimento senza colesterolo lo sono anche tutti quei prodotti derivati come le marmellate , ed anche bevande come il tè il caffe, i succhi di frutta il vino e la birra.
Naturalmente per conservare le buone caratteristiche nutrizionali di questi alimenti bisogna prestare sempre attenzione al tipo di preparazione che ne viene fatta ed ai condimenti usati, si dovrebbe infatti evitare di usare condimenti grassi come la panna, o la margarina animale , preferendo invece quella di origine vegetale o magari l’olio di mais o di soia meglio ancora se abbinato a cotture semplici come ad esempio legumi bolliti, o verdure alla piastra, con olio messo a crudo, solo cosi infatti si può cercare di preservare al meglio le caratteristiche nutrizionali e dietetiche degli alimenti senza colesterolo.

lunedì 25 luglio 2011

Non solo manicure ...





Le unghie, un simbolo di bellezza e della cura di se, ma anche un biglietto da visita della nostra salute: se non crescono adeguatamente, si sfaldano, o si macchiano vuol dire che c’è qualcosa che non va nel nostro organismo.

Il costituente principale delle unghie è la cheratina, una sostanza proteica che le rende dure e compatte. Gli elementi che costituiscono la cheratina vengono assunti principalmente con la dieta, per questo a causa di un’alimentazione errata o di altri fattori come problemi ormonali, allergie e micosi tale proteina potrebbe non essere prodotta in maniera sufficiente.Per garantire una buona salute delle nostre unghie è dunque necessario assumere in quantità sufficiente alcune sostanze:- Silicio: è contenuto nei cereali, ottimi per una colazione buona ed equilibrata.- Zolfo: è presente nell'aglio e nella cipolla e insieme al silicio dona alle unghie la loro robustezza.- Proteine sulfonate: servono a rinforzare la cheratina e si possono trovare in grandi quantità nella pelle del pollo arrosto e nei gusci dei crostacei.- Molibdeno e Zinco: li troviamo nei latticini, legumi, uova, pesce, germe di grano e riso integrale. Sono minerali indispensabili per la produzione della cheratina.- Vitamina H: la si può introdurre con uova, lenticchie e pane integrale.

venerdì 22 luglio 2011

Il sale









Ipertensione

L’ipertensione arteriosa oggi è una delle malattie maggiormente diffusa nei paesi industrializzati, spesso molti soggetti non sono a conoscenza del loro stato patologico se non prima della comparsa di un evento eclatante, ecco perché l’attenzione delle strutture informative preposte è rivolta verso delle adeguate campagne informative. L’ipertensione è una patologia caratterizzata da un aumento considerevole della pressione sanguigna con valori oltre la norma . Un individuo viene definito iperteso quando la sua pressione arteriosa sistolica o massima è superiore a 140 mmHg e quella diastolica o minima è superiore a 95 mmHg; questi valori, tuttavia, variano in continuazione, per cui prima di confermare una diagnosi d’ipertensione la pressione deve essere misurata più volte.
L’ipertensione è uno dei fattori di rischio dell’insorgenza della malattia aterosclerotica, per esempio: l’ictus, l’infarto del miocardio, la malattia coronarica, lo scompenso cardiaco congestizio e le malattie arteriose periferiche. Sicuramente uno dei fattori causali dell’ipertensione è l’alimentazione errata, insieme con questa vi sono tre terapie, non farmacologiche, correlate e raccomandate dalle società scientifiche che sono:
il calo ponderale
la restrizione di sodio
la restrizione di alcool
In merito al calo ponderale si è potuto stabilire che una diminuzione del peso corporeo medio tra i 5 e i 7 Kg può ridurre la pressione arteriosa mediamente di circa 10 - 20 mmHg, sia per la diastolica che per la sistolica, in soggetti con un sovrappeso superiore al 10% del peso ideale. Bisogna anche sottolineare che non tutti gli obesi sono ipertesi. Si è cercato di trovare le possibili cause della comparsa d’ipertensione negli obesi, fra tutte, quelle che sono risultate maggiormente attendibili sono:
la distribuzione del grasso viscerale;
la morfologia delle cellule adipose;
l’ipotesi su base ormonale.
La restrizione di sodio si è visto avere notevole influenza nei soggetti ipertesi e in quelli predisposti, anche se a tale restrizione rispondono “soltanto il 50 - 60%”.
Raccomandazioni Dietetiche per l’iperteso:
· Aumentare il consumo di frutta e vegetali.
· Consumare carne rossa (vitello) non più di tre (3) volte a settimana.
· Non aggiungere sale alle pietanze, si può dare sapore al cibo con altri condimenti (prezzemolo, origano, aglio, pepe, ecc)
· Consumare alcool con moderazione: non più di 2 bicchieri di vino al giorno per l’uomo e 1 per la donna.
· Aumentare il consumo di pesce in quanto ricco di Omega – 3 ,specialmente il salmone ed il tonno.
· Auntocontrollarsi con il consumo di dolci e bevande zuccherate.
· Sostituire i formaggi salati con quelli non salati.
· Eliminare il consumo di alimenti conservati in sale, lattine , insaccati, scatolame e affumicati.
· Preferire il pane e la pasta ridotti in sale.
Alimenti Conservati e Trasformati Ricchi di Sale
Questi alimenti devono essere eliminati o almeno molto diminuiti nell’alimentazione della persona che soffre d’ipertensione.
· Olive da tavola conservate
· Verdure sott’aceto
· Prosciutto crudo (dolce)
· Prosciutto cotto
· Salame Milano
· Mozzarella di mucca
· Provolone
· Formaggino
· Parmigiano grattugiato
· Tonno sott’olio
· Patatine al sacchetto
Raccomandazioni Utili per realizzare una dieta con circa 2 gr di Na+ (sodio)
· non utilizzare sale a tavola
· ridurre all’indispensabile il sale per la preparazione e per la cottura dei cibi
· evitare i cibi “trattati” con sale, essiccati o in salamoia
· evitare i formaggi grassi e salati, preferire lo yogurt scremato, la mozzarella, ricotta e giuncata
· sostituire il pane comune con pane senza sale, stessa cosa per i sostituti del pane (grissini, crostini, fette, crakers ecc.)
· evitare acque minerali ricche di sodio e bicarbonato di sodio
· Evitare i dadi per brodo
· Usare spezie per dare sapore al cibo ed evitare l’uso del sale.






domenica 10 luglio 2011

La salute dei nostri denti passa anche attraverso ciò che mangiamo.





La carie dentaria è un processo patologico di natura infettiva che provoca una progressiva e, se non arrestata, irreversibile distruzione del dente. La sua formazione è determinata da alcuni fattori: la presenza di microrganismi specifici, le caratteristiche strutturali del dente e la dieta cariogena, cioè ricca di zuccheri. I cibi cariogeni, in particolar modo il saccarosio, una volta introdotti nella bocca, entrano in contatto con la placca microbica. I batteri in essa contenuti trasformano gli zuccheri in acido. Questo svolge la sua azione sulla superficie del dente, dando luogo ad una demineralizzazione del dente stesso che può evolvere fino a determinare una vera e propria carie.
Oggi la carie colpisce soprattutto i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti, e la sua frequenza diminuisce dopo i quarant’anni. Parliamo di un problema di salute pubblica che ha costi importanti: a 6 anni di età, quasi i due terzi dei bambini hanno già almeno una carie. In giovane età è infatti più spiccata la sensibilità verso il sapore dolce, spinta ed amplificata dall'industria alimentare che propone cibi molto appetitosi ma anche molto zuccherati. Si calcola che entro i 6 anni di età, quasi i due terzi dei bambini sviluppino almeno una carie. Il genitore può cercare di educare il palato del figlio diminuendo il contenuto di zucchero negli alimenti fatti in casa. In ogni caso, senza privare troppo il bambino, è fondamentale imporre ed insegnare l'importanza di una corretta igiene orale.
Un'alimentazione corretta per la salute dei denti, deve seguire alcune regole fondamentali:
Ridurre il consumo di cibi e bevande contenenti zuccheri: caramelle, chewing-gum, cioccolato, dolciumi in generale, biscotti, torte, merendine, bibite zuccherate tipo coca-cola, aranciata, succhi di frutta.
Se i dolci devono essere consumati è meglio che facciano parte del pranzo o della cena o della colazione.
Preferire spuntini a base di pane, frutta o prodotti moderatamente salati.
Dopo il consumo di alimenti dolci, morbidi e gommosi, è necessario lavare sempre i denti.
Sono presenti in commercio bibite e succhi di frutta senza zuccheri aggiunti e caramelle e chewing-gum contenenti al posto del comune saccarosio il sorbitolo o altro dolcificante non attaccabile dai batteri, quindi non cariogeni.
Molti frutti polposi, ma in particolare la mela, hanno sui denti un prezioso effetto detergente.

lunedì 4 luglio 2011

Insonnia: curiamola a tavola.





Sconfiggere l'insonnia?



Spesso è facile, basta scegliere gli alimenti giusti. Così si scopre che se pane, pasta e riso favoriscono il sonno e aiutano l'organismo a rilassarsi, patatine in sacchetto, salatini e minestre con dado da cucina rendono più difficile la caduta tra le braccia di Morfeo. Secondo recenti studi, sono 12 milioni gli italiani che soffrono di disturbi del sonno all'origine anche di depressione, stanchezza diurna e pessima qualità della vita. D'altra parte l'insonnia è considerata un'autentica malattia sociale che influisce non poco nei rapporti di lavoro, familiari e personali e che, peraltro, amplifica anche altre malattie indotte dallo stato di ansia come gastrite, ulcera, meteorismo, malattie della cute e delle mucose. Inoltre, chi ha il vizio fuma di più, sul lavoro si diventa meno propositivi e nella guida aumentano i pericoli di incidenti indotti dai colpi di sonno.
Oggi si sa anche che alcuni neurotrasmettitori (sostanze chimiche che modificano la trasmissione di un impulso tra i nervi o tra un nervo ed un muscolo¹) e alcuni ormoni sono responsabili del funzionamento del ciclo del sonno, e queste sostanze dipendono direttamente da alcuni nutrienti provenienti della nostra alimentazione. Per questo motivo l’ alimentazione ha influenza sulla qualità e sulla quantità del sonno nell’uomo. Infatti ci si addormenta difficilmente a digiuno o comunque non sazi, ma lo stesso accade nei casi di eccessi alimentari, in particolare con cibi pesanti o con sostanze eccitanti.
Ecco le principai cause alimentarii dei disturbi del sonno :
· Poco tempo per mangiare: lo stress o l’ansia modificano il ritmo circadiano. Questo ritmo controlla il ciclo orario della liberazione degli ormoni e dei neurotrasmettitori che regolano il tempo di sonno e veglia. Quindi, se alterato, provoca anche alterazioni nella liberazione delle sostanze chimiche (ormoni e neurotrasmettitori) e si sbilancia il corretto ciclo o ritmo sonno-veglia. Alcune situazioni della vita quotidiana favoriscono la modifica del ritmo circadiano, come ad sempio esempio: lunghi viaggi, orari di lavoro notturni, lavori a turno, tensione nervosa accumulata, ecc. Questi ed altri motivi provocano nei soggetti una bassa qualità del sonno, e provocano anche una inadeguata alimentazione, visto che ci si ritrova a mangiare qualsiasi cosa si trovi a portata di mano, senza rispettare orari regolari di pasti e generalmente si scelgono alimenti meno nutrienti e più calorici. Il non avere orari fissi di sonno né di pasti porta a uno scarso controllo nelle funzioni generali dell’ organismo.
· Pasti abbondanti o poco frequenti durante la giornata: le cene abbondanti e ricche di proteine (carne, uova, pesce), i grassi, il prosciutto, i formaggi grassi e i fritti provocano nelle ore serali e notturne una maggiore secrezione di acido cloridrico nello stomaco (più del normale), aumentando il pH acido dello stomaco, specialmente se la cena è accompagnata da alcool e caffè. L’eccesso di proteine durante la cena provoca una diminuzione nella sintesi di serotonina , e aumenta la produzione di Adrenalina aumentando lo stato di allerta nel nostro corpo. In queste circostanze, la digestione si rende più difficile e più lenta, provocando difficoltà ad addormentarsi e sintomi quali: acidità, reflusso, ardore, nausea e sensazione di vomito se si va al letto con lo stomaco troppo pieno immediatamente dopo aver mangiato. Questi sintomi disturbano il sonno e non permettono un riposo di qualità.
· Mangiare pasti troppo distanti l’uno dall’altro: passare molte ore senza mangiare provoca un aumento della temperatura corporea e rende più difficile il sonn.
· Cibi troppo conditi ed eccitanti: il piccante, la caffeina, il the, la cioccolata e il ginseng provocano euforia perchè stimolano le connessioni nervose del cervello. Il consumo continuo ed esagerato di questi stimolanti provoca un guasto nervoso e quindi difficoltà nel dormire. L’eccitante più potente per il cervello è l’alcool, che distrugge totalmente il ciclo circadiano e non permette un riposo salutare.
· Intolleranze Alimentari: le persone allergiche ad alcuni alimenti o aminoacidi, tipo fenilalanina, istamina o tiramina, hanno sintomi gastrici che alterano il ciclo del sonno, poichè a partire da questi aminoacidi si sintetizzano adrenalina e noradrenalina , che sono neurotrasmettitori che stimolano la veglia a scapito del sonno.
Le cause dei disturbi del sonno sono quindi molteplici, ma basta solo determinare quella specifica per poter dare al soggetto la soluzione giusta. In alcuni casi, la soluzione è di tipo alimentare.A volte si tratta di una semplice carenza di magnesio, calcio o vitamine B1 o B6.

Ecco un semplice schema che mostra gli alimenti adatti a favorire un buon sonno e quelli da evitare.
CIBI CATTIVI: patatine in sacchetto, piatti con dado da cucina, cioccolato, cacao, caffé, té,curry, pepe, paprika, superalcolici, salatini, alimenti in scatola.
CIBI BUONI: pasta, riso, pane, orzo, lattuga, radicchio rosso, cipolla, aglio, zucca, rape, cavolo, formaggi freschi, yogurt, uova bollite, miele in infusi caldi, latte caldo, frutta dolce, dolce.

giovedì 30 giugno 2011

Capelli e alimentazione





C’e' un nesso fra la composizione della nostra alimentazione quotidiana e la salute dei capelli: essi sono costituiti infatti da proteine solide, come la cheratina, in una percentuale compresa fra il 65 e il 95% e per il resto da acqua, lipidi, pigmenti ed oligoelementi. e' percio' strettamente necessario fornire col cibo il giusto “nutrimento” necessario alla loro formazione e al mantenimento della loro salute, assumendo con raziocinio tutti i nutrienti: glucidi, proteine, vitamine, grassi, minerali. Ad esempio e' importante sapere che, essendo la cheratina del capello composta da due amminoacidi essenziali, la cistina e la lisina, presenti nelle carni, nel pesce, nel fegato, nella selvaggina e in alcuni tipi di verdure, per integrarle e evitare di vedere i capelli piu' fragili, secchi, sottili o meno vaporosi, occorrerebbe mangiare alternativamente carni bianche o rosse, e pesce almeno due volte alla settimana, e cosi' via. Ma non bisogna dimenticare assolutamente l’importanza di un’equilibrata assunzione degli zuccheri, preferibilmente quelli integrali (come il pane, la pasta, tutti i tipi di cereali), evitando possibilmente quelli semplici e/o raffinati (presenti dei dolciumi). Attenzione anche ai grassi, da consumare con moderazione, e alle vitamine, da assumere invece in abbondanza, mangiando frutta e verdura fresche almeno una volta al giorno. Se poi capita di mangiarne in entrambi i pasti principali, tanto meglio. Importante anche il ferro, che come si sa possiede un ruolo primario nella sintesi dell’emoglobina del sangue e che serve per l’ossigenazione dei tessuti; poi lo zinco, il magnesio e infine il rame, che partecipa al processo di composizione della melanina, proteina che colora il capello.Studi recenti hanno dimostrato che nei regimi alimentari della grande maggioranza delle famiglie italiane e' presente un’ampia varieta' di tutti gli elementi nutritivi necessari al sostentamento dell’intero organismo e percio' anche dei capelli. Spesso, pero', vengono commessi dei gravi errori che possono alterare la composizione dell’alimentazione rendendola meno equilibrata: concorrono nelle scelte sbagliate i gusti particolarmente difficili di alcune persone o classi di persone (i bambini, gli anziani, chi professa determinate religioni, o semplicemente chi non ama frutta e verdura e ne fa uno scarso o inesistente consumo), diete molto restrittive per perdere il peso in eccesso o mantenere una linea perfetta (caso in cui invece si tende ad assumere moltissima verdura e frutta, giungendo in alcuni casi a ignorare la grande importanza dei nutrienti per eccellenza, come i carboidrati e le proteine). Molto frequenti sono poi le carenze di proteine (e spesso proprio di quelle del gruppo della cistina), che causano fragilita' dello stelo del capello, secchezza, diminuzione del diametro: una dieta senza proteine, gia' dopo soli 10 giorni, arriva a far ridurre sensibilmente il diametro del bulbo dei capelli, causando una perdita del pigmento talemnte grave che a volte porta fino all’atrofia; peraltro possono danneggiarsi anche le unghie e la pelle, poiche' sono composte anche loro in maggior parte di cheratina. Ogni spazzolata diventa un dramma perche' sul pettine rimane un gran numero di capelli, anche se non tutti sanno che la maggior parte sono solamente degli steli spezzati e non capelli interi, ma comunque il fatto stesso che i capelli si spezzino non e' di certo un segno positivo.Infine una dieta troppo povera di oligoelementi, di minerali o di vitamine puo' provocare una massiccia caduta di capelli (il cosiddetto defluvium telogenico); il lato positivo e' che gli effetti sono reversibili se gli squilibri alimentari vengono corretti in tempo e non ripetuti. In caso di massiccia caduta o di un diradamento eccessivo dei capelli, tutti fenomeni che comunque possono avvenire anche per motivi esterni all’organismo e quindi all’alimentazione, come nei periodi post-gravidanza oppure in caso di situazioni che causano al soggetto uno stress psicologico eccessivo, si possono tranquillamente consigliare degli integratori alimentari: complessi e preparati vitaminici e minerali da assumere per bocca, di solito in capsule o in compresse, che contengono la giusta dose quotidiana di vitamine, minerali e aminoacidi di cui l’organismo necessita e che colmano le lacune causate da carenze momentanee portate da situazioni particolari o da regimi scorretti.Non tutti gli integratori svolgono la stessa funzione: e' quindi importante, per consigliare in modo corretto il paziente, stabilire quali siano quelli giusti a seconda delle necessita' caso per caso. Per la salute generale dei capelli possono essere utili integratori costituiti dagli aminoacidi necessari per la sintesi della cheratina, oppure composti di minerali come calcio, zinco, ferro, rame, selenio, magnesio, manganese o di vitamine come la A, la C, la E e la H.E inoltre:
· abolizione del fumo: la nicotina danneggia i capelli e ne favorisce la caduta;
· non esporre eccessivamente i capelli alle radiazioni solari;
· i lavaggi dei capelli non devono essere né troppo frequenti né troppo diradati (2-3 volte alla settimana); è opportuno non utilizzare tipi di shampoo particolarmente aggressivi;
· l'asciugatura dei capelli deve essere fatta in modo delicato; il phon non deve essere utilizzato alla massima temperatura.

venerdì 24 giugno 2011

Allergia al latte vaccino








La Allergia alle Proteine del Latte Vaccino (APLV) è una patologia relativamente frequente in età pediatrica. Diversi studi della letteratura hanno indicato che, quando viene diagnosticata secondo criteri rigorosi, interessa circa il 1.9-2.5% dei bambini di età inferiore a 1 anno. Responsabile del frequente sospetto è la molteplicità dei quadri clinici con cui si può manifestare: nel 50-60% dei casi si presenta con disturbi gastrointestinali (scarso accrescimento, diarrea cronica o recidivante, vomito o rigurgiti frequenti, coliche gassose, etc), nel 50-70% cutanei (eczema atopico, orticaria, angioedema, etc) nel 20-30% respiratori (rinite o wheezing recidivante) o nel 5-9% sistemici (anafilassi). Il polimorfismo clinico riflette probabilmente differenze nella predisposizione genetica e nell’esposizione ambientale all’alimento, che influenzando l’assorbimento gastrointestinale ma anche il tipo, l’entità e la persistenza della risposta immune, condizionano l’epoca dell’esordio e la suscettibilità d’organo.
La dieta di eliminazione, cosi’ come la successiva dieta terapeutica, deve prevedere la assoluta assenza di proteine del latte vaccino dalla dieta del bambino, o dalla dieta materna nel caso che il bambino sia allattato al seno.
ConsigliLeggere l'etichetta L'unica soluzione possibile al problema dell'allergia al latte è eliminarlo dalla dieta insieme: - ai latticini, ovvero i derivati del latte venduti freschi (yogurt, mozzarella, ricotta, caprino);- ai derivati del latte (cioè tutti i formaggi in genere, la panna e il burro);- ai prodotti a base di latte (gelati, creme e salse come la besciamella).Il latte, però, contenuto anche può essere in prodotti "insospettabili" (vedere riquadro sotto). Per questo motivo, chi è allergico a questo alimento, prima di ingerire qualsiasi prodotto dovrebbe leggerne attentamente l'etichetta. Ciò non è tuttavia sufficiente per mettersi al riparo da brutte sorprese.A volte, infatti, il latte può far parte di un altro ingrediente. In tal caso, se la sua quantità è inferiore al 25 per cento, la legge non prevede che la sua presenza debba essere riportata sull'etichetta.Non esiste il vaccino Lo hanno confermato anche le recenti linee guida dell'Accademia di allergologia e immunologia clinica: a tutt'oggi non esiste alcun vaccino da prendere per bocca in grado di rendere tollerabile il latte. Nessuno studio ha, infatti, dimostrato l'efficacia delle cosiddette "cure desensibilizzanti", che consistono nella somministrazione graduale di capsule contenenti latte in diluizioni sempre crescenti, allo scopo di abituare l'organismo a tollerare l'alimento.Così, per il momento, l'unica cura possibile in caso di allergia al latte rimane quella di eliminare tutti gli alimenti che lo contengono.







giovedì 23 giugno 2011

Diverticoli








Quando si parla di diverticoli in generale, si intende solitamente indicare quelle protrusioni sacciformi che si sviluppano a carico della parete di un organo cavo. Si possono formare in varie sedi ( faringe, esofago, duodeno, digiuno, ileo, vescica…), ma si presentano soprattutto a carico del grosso intestino, vale a dire del colon e specialmente del sigma.
Possono presentarsi singolarmente, ma il più delle volte si presentano numerosi e di diametro variabile.
Il 60% delle persone oltre i 60 anni presenta casi di diverticoli. La diverticolosi è quindi un problema molto comune. La diverticolite è invece una complicanza della diverticolosi, ovvero la loro infiammazione. L'infiammazione dei diverticoli è causata per lo più da un'eccessiva pressione nell'intestino, spesso legata alla stipsi. A causa dell'azione abrasiva delle feci e dalla proliferazione batterica, la mucosa dei diverticoli si infiamma e comporta la diverticolite.
La diverticolite può non dare sintomi (nel 70% dei casi) o provocare episodi di eccessiva motilità intestinale, dolori addominali, nausea, vomito, febbre, emorragie, cambiamenti repentini dell'alvo.
Quando si soffre di diverticolite è bene fare attenzione alla propria alimentazione e scegliere cosa mangiare anche in considerazione della patologia.
Sarà buona regola abituarsi a bere molta acqua, assumere frutta e verdura privi di troppe scorie (semi e bucce), cominciare ad andare al bagno ad orari fissi, evitare l'accumulo delle feci favorendo - in condizioni normali - il consumo di fibre, una sana attività fisica e ricordarsi di masticare a lungo per favorire la digestione.

Alimenti NO
Spezie, salse e cibi piccanti, fritti, alcolici e bevande gassate, cioccolata
In caso di un infiammazione acuta dei diverticoli sarà bene limitare le fibre riducendo il consumo di legumi oltre che qualità di frutta e verdure con troppe scorie (es. fichi, fragole, frutti rossi, kiwi, melograno, fagiolini, semi di girasole, nocciole e mandorle).
Alimenti SI
Pane bianco, pasta, riso, semolino, patate e carote lesse, carne, pesce, uonva e formaggi magri, spremute e centrifugati (limitando le scorie), acqua e bevande non gassate
Preferire i metodi di cottura semplici e naturali, che non richiedano troppi condimenti: al vapore, bollito, forno, griglia.

mercoledì 22 giugno 2011

Istamina

L'istaminaè un composto azotato ampiamente diffuso nell'organismo, dove ricopre un ruolo di primo piano nelle risposte infiammatorie ed allergiche, nella secrezione gastrica ed in alcune attività cerebrali. Oltre che dall'uomo, l'istamina può essere prodotta anche da altri organismi - più o meno complessi - per semplice decarbossilazione dell'amminoacido istidina.
Le concentrazioni di istamina negli alimenti dipendono quindi dalla ricchezza in amminoacidi liberi e dalla presenza di determinati microorganismi; l'esempio più caratteristico di cibo talmente ricco di istamina da provocare problemi a chi lo assume è quello del pesce conservato troppo a lungo o in maniera inopportuna. I principali incriminati in tal senso sono gli esemplari appartenenti alle famiglie: Scombridae (tonno, sgombro), Clupeida (sardina, aringa, spratto, alaccia, cheppia), Engraulidae (acciuga) e Coryphaenidae (lampuga). Anche il consumo di alcuni formaggi, vini rossi, spinaci e pomodori (specie se in scatola), estratto di lievito, cibi fermentati anche vegetali (crauti) e birra, può scatenare sintomi da intossicazione di istamina. Altri alimenti vengono definiti istamino-liberatori, poiché favoriscono il rilascio di istamina da parte dell'organismo; è il caso di alcool, banane, cioccolato, uova, pesce, latte, papaya, frutti di mare, fragole e pomodori. Tutti questi alimenti, direttamente o indirettamente ricchi di istamina, quando assunti in grande quantità possono provocare sintomi simili a quelli di un'allergia alimentare; tecnicamente, però, si tratta di un'intolleranza, poiché il sistema immunitario non viene coinvolto (si parla in genere di reazioni pseudoallergiche da intossicazione di istamina).
Alle persone con intolleranza all'istamina viene prescritta una dieta priva di alimenti ricchi di istamina o istamino-liberatori; in base alla gravità dei sintomi tali restrizioni saranno più o meno importanti, anche se in genere vengono allontanati soltanto i cibi elencati in precedenza, con particolare attenzione a quelli ittici, agli alcolici e a tutti i cibi fermentati e stagionati.

martedì 21 giugno 2011

Dieta ed allergia al nichel







Chi di noi non ha mai sentito parlare di allergia al nichel?
Il nome nichel deriva dalla parola svedese Nickel (diminuitivo di Nicolaus, con significato di persona da poco, folletto) e dal derivato tedesco Kupfernickel (“rame del diavolo”) nome dato dai minatori a questo elemento un tempo senza valore.
In effetti negli ultimi anni si riscontra un notevole aumento di casi e sembra che, al di là dell’allergia da contatto che è la situazione più nota, i cibi abbiano una loro importanza nel determinare l’insorgere di questo problema. Il nichel, come solfato, è presente in moltissimi alimenti tra i quali lenticchie, fagioli, cacao, nocciole, liquirizia per citare quelli che ne contengono una buona quantità; poi ci sono molte verdure e frutti come gli asparagi, spinaci, cipolle, funghi, kiwi, pomodoro che comunque ne contengono quantità significative.
L’intolleranza e l’allergia al nichel sono condizioni particolarmente spiacevoli perché, ahimè, questo metallo è presente un po’ dovunque, anche nell’acqua del rubinetto e negli alimenti industriali come merendine e pani di vario genere.

Ma come si fa a capire di essere allergici al nichel?
Prima cosa è il constatare la presenza di particolari sintomi che per l’intolleranza possono essere:
§ dermatiti e pruriti, anche da contatto, che si manifestano sul volto, sulle mani, sulle gambe;
§ afte o infiammazioni boccali e gengivali;
§ gonfiori addominali;
§ malessere generale diffuso;
§ senso di stanchezza e pesantezza;
§ senso di nausea;
§ mal di testa.
I sintomi, che si possono sviluppare nel tempo, sono determinati anche dalla quantità di nichel che l’organismo ingerisce o dalla quantità con cui viene a contatto.
Nel caso di allergia al metallo invece i sintomi possono essere più o meno gli stessi ma più accentuati, soprattutto per quanto riguarda la dermatite da contatto; si possono avere anche dei casi di crisi respiratoria ed asma.
Se una persona soffre di questi sintomi può valere la pena di accertare con opportuni test la presunta allergia/intolleranza al nichel. E’ disponibile un test cutaneo, il patch test, che consiste nell’applicare al braccio un cerotto a rilascio lento e graduale di nichel, in cui la risposta si considera positiva se la cute sotto al cerotto si arrossa con presenza di vescicole pruriginose.
Nel caso di vera e propria allergia conclamata è necessaria l’astensione completa dal metallo, nel caso invece di intolleranza spesso con una dieta di eliminazione, cioè una dieta che evita tutti gli alimenti a più alto contenuto di nichel, e poi una dieta di rotazione dei cibi si giunge ad un netto miglioramento dei sintomi, soprattutto infiammatori ed intestinali.








Ecco gli alimenti da evitare:
§ tutti quelli in scatola;
§ asparagi, funghi, cipolle ,spinaci, pomodori, legumi, lattuga, carote;
§ farina integrale, farina di mais;
§ pere, prugne, uva passa;
§ nocciole, mandorle, arachidi;
§ tè, cacao;
§ margarina;
§ lievito chimico;
§ aringhe, ostriche.
I cibi che possono essere consumati in piccola quantità sono invece:
§ cavoli, cetrioli;
§ farina 00;
§ riso brillato;
§ caffè;
§ olio di oliva;
§ uova;
§ frutta (eccetto quella citata in precedenza).
Infine gli alimenti che possono essere consumati liberamente:
§ tutte le carni;
§ pesce (tranne quello scritto in precedenza);
§ latte e derivati;
§ patate.
E’ sempre opportuno precisare che chi soffre di dermatiti da contatto deve evitare di indossare indumenti o gioielli che contengono nichel ed in particolare attenzione alla bigiotteria, usare quella esente da nichel, ed attenzione ad evitare il contatto della pelle con le parti metalliche degli indumenti come cerniere, bottoni.

giovedì 16 giugno 2011

A ciascuno la sua acqua

Quando si beve non solo ci si disseta, ma si assumono elementi importanti (oligoelementi come calcio, sodio, ferro, magnesio, zolfo, bicarbonato, fluoro) che a seconda del tipo e della concentrazione possono soddisfare le diverse esigenze di benessere psico-fisico. Per chi vuole dimagrire: Si consiglia di impostare con un medico una dieta appropriata, infatti l'acqua di per sé non fa dimagrire, ma può essere un ottimo aiuto. In questo caso può essere appropriata un acqua oligominerale, cioè un'acqua "leggera", che favorisca la diuresi, l'eliminazione delle scorie con l'urina e quindi la disintossicazione dell'organismo. E' bene berne almeno un litro e mezzo durante la giornata. Per chi soffre di calcoli renali: Bere acqua oligominerale o minimamente mineralizzata, particolarmente utile per favorire la diuresi, per la sua scarsità di sali minerali, e per eliminare le scorie e le impurità e prevenire la formazione di calcoli. In presenza di calcoli può essere efficace il cosiddetto "colpo d'acqua", consistente nel bere un litro/un litro e mezzo di acqua rapidamente, in modo che agisca come una "spinta" e faciliti l'espulsione del calcolo. Recenti scoperte hanno dimostrato che anche un'acqua minerale "dura", cioè ricca di calcio, può aiutare a prevenire la formazione di calcoli renali. Per chi fa sport: Gli oligoelementi dell'acqua minerale apportano nutrienti privi di calorie e reintegrano i liquidi e i sali persi con il sudore. La quantità di acqua varia con lo sport praticato, la sua durata e le condizioni climatiche: si va da 1 litro e mezzo a 3 litri al giorno. Tra i minerali importanti per l'atleta spiccano il calcio (essenziale per la formazione e la solidità dell'osso, la trasmissione degli impulsi nervosi e la contrazione muscolare), il ferro (per evitare il senso di fatica dovuto all'anemia), il magnesio e il potassio (per facilitare la contrazione dei muscoli), il sodio e il cloro (per la regolazione del bilancio idrico). Per chi ha la pressione alta: Oltre alla dieta povera di sodio, da seguire su consiglio medico, è indicata un'acqua oligominerale che favorisce diuresi ed eliminazione del sodio in eccesso, responsabile dell'aumento della pressione e dell'affaticamento cardiaco. Si parla in questo caso di persone che hanno la pressione appena superiore ai limiti normali: chi ha la pressione molto alta non può sperare che l'acqua incida in modo significativo nelle terapie. Per chi ha difficoltà a digerire: In questo caso è utile un'acqua minerale di tipo bicarbonato-solfato. Questo due sali minerali, il bicarbonato e il solfato, aiutano infatti la digestione poiché stimolano fegato e pancreas e favoriscono l'azione degli enzimi digestivi, abbassando l'acidità dell'intestino. Per chi è a rischio di osteoporosi In generale in tutti i casi di carenza o bisogno di calcio (gravidanza, allattamento, nei neonati, nei bambini, negli anziani) è corretto assumere acqua mineralizzata ricca di calcio. E' importante che il calcio contenuto nell'acqua sia biodisponibile, cioè che non venga eliminato, ma assorbito dall'organismo; questo è caratteristico solo di alcune acque minerali, che riportano sull'etichetta la scritta "Calcio biodisponibile". Nei casi di lievi carenze di calcio, quest'acqua minerale integra il calcio che si assume normalmente con gli alimenti (formaggi, latticini ecc.) senza un aumento parallelo di calorie introdotte.

martedì 14 giugno 2011

Vivere bene d'estate

Vivere bene l'estate è possibile, ma è necessario proteggersi dalle temperature elevate e dall'umidità. Se questo vale per tutti, sono in particolare anziani, malati cronici e disabili i più esposti ai disturbi provocati dal caldo eccessivo che devono seguire alcune importanti regole. Molte sono le strategie ed i corretti comportamenti da seguire per combattere il gran caldo: tra questi c’è l’assunzione del giusto quantitativo di liquidi in relazione alle diverse tipologie di persone. Il caldo comporta un rischio per la salute quando si registrano temperature elevate, al di sopra dei valori usuali, per almeno 3 giorni consecutivi, in alcuni casi associate a tassi elevati di umidità.
Ecco alcuni consigli per effrontare con piu’ tranquillita’ il caldo estivo.
- Quali sono le ore della giornata in cui è opportuno ridurre l’esposizione all’aria aperta durante le ondate di calore?
Durante le giornate in cui viene previsto un rischio elevato per le successive 24-48 ore (livelli 2 e 3 del bollettino), deve essere ridotta l’esposizione all’aria aperta nella fascia oraria compresa tra le 12 e le 18.In particolare, è sconsigliato l’accesso ai parchi ed alle aree verdi ai bambini molti piccoli, agli anziani, alle persone non autosufficienti o alle persone convalescenti. Inoltre, deve essere evitata l’attività fisica intensa all’aria aperta durante gli orari più caldi della giornata
- Come conservare gli alimenti?
Si deve fare molta attenzione alla corretta conservazione degli alimenti deperibili (latticini, carni, dolci con creme, gelati, ecc.), in quanto le temperature ambientali elevate favoriscono la contaminazione degli alimenti che può determinare patologie gastroenteriche anche gravi
- Si può svolgere attività sportiva all’aria aperta durante le giornate estive più calde?
Si, ma va comunque evitata la fascia oraria dalle 12 alle 18 e bisogna prestare particolare attenzione ad una adeguata idratazione
- Quali precauzioni si devono adottare quando si esce di casa in una giornata molto calda?
Ripararsi la testa con un cappello leggero a falde larghe; in auto usare tendine parasole. Indossare indumenti chiari, non aderenti, di cotone o lino, in quanto le fibre sintetiche impediscono la traspirazione. Chi soffre di diabete deve esporsi al sole con cautela, onde evitare ustioni serie, a causa della minore sensibilità al dolore
- Che cosa conviene mangiare in estate?
In generale è meglio consumare pasti leggeri, preferire la pasta e il pesce alla carne, evitando i cibi elaborati e piccanti; consumare molta frutta e verdura. Qualche gelato è concesso, ma si consigliano quelli al gusto di frutta, meno calorici. Evitare i pasti abbondanti, preferendo quattro, cinque piccoli pasti durante la giornata
- Quanto e cosa è consigliabile bere in estate?
E’ importante bere, anche in assenza dello stimolo della sete. Si consiglia di bere almeno due litri al giorno, salvo diverso parere del medico, di moderare l’assunzione di bevande gassate e zuccherate, ricche di calorie, di evitare gli alcolici e di limitare l’assunzione di bevande che contengono caffeina. E’ meglio evitare gli alcolici perché aumentano la sensazione di calore e la sudorazione, contribuendo così ad aggravare la disidratazione
- Quando fa molto caldo è consigliabile l’assunzione di integratori di sali minerali?
Sì, ma l’assunzione di tali integratori deve essere sempre consigliata dal proprio medico curante.

domenica 12 giugno 2011

Mangiare d'estate



Piatti estivi anticalura: il clima particolarmente caldo, il sole, una maggiore sudorazione richiedono un diverso equilibrio alimentare, quindi anche una dieta equilibrata e un apporto di calorie legato al fabbisogno e alle caratteristiche individuali.
Teniamo d'occhio alcuni suggerimenti che in parte valgono anche per le altre stagioni dell'anno, ma che in estate servono in modo particolare a sopportare gli effetti dell'eccessivo caldo.
- Non saltare i pasti. Meglio se rispettiamo i tre pasti principali e gli spuntini nel corso della giornata.- Mangiare poco e spesso per evitare i frutti estivi, verdure, yogurt, formaggi freschi e leggeri, carne magra e pesce cotto alla griglia.- Evitare i cibi troppo conditi o elaborati- In estate, "sì" al gelato come pasto sostitutivo, se inserito in un’alimentazione bilanciata e variegata. Fare attenzione a non scendere al di sotto di un apporto calorico troppo basso.- Variare i menuMeglio una dieta variegata ed equilibrata, che tenga conto sempre delle condizioni ed esigenze individuali. La varietà delle scelte serve a soddisfare il fabbisogno di tutti i nutrienti e a diluire l'assunzione di eventuali sostanze indesiderate contenute negli alimenti. - Via libera al consumo di frutta e verdura! Sono ricche di vitamine, minerali, fibre alimentari, ma anche di altre sostanze ad attività antiossidante, protettive per l'organismo, il cui fabbisogno aumenta con l'aumentare dell'esposizione ai raggi solari.- Usa preferibilmente condimenti di origine vegetale, privilegiando l'olio d’oliva.- Pesce: consumarne quantità sufficienti perché il pesce è un alimento "protettivo", contiene acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 preziosi per l’apparato cardiovascolare.- Yogurt: contribuisce al benessere intestinale. - Verdure: assicurarsi che siano sempre ben pulite e lavate prima del consumo, soprattutto se crude! - I dolci e i dessert: non bisogna rinunciare al dolce di un dessert, ma la moderazione è come sempre a beneficio della salute. - Tutto il buono dell’acqua: bevi 2 litri di acqua al giorno Leggere quanto è importante bere acqua.- L'equilibrio tra l'acqua che eliminiamo e quella che assumiamo è una condizione di salute essenziale. Soprattutto in estate, l'eccessiva sudorazione può provocare problemi di disidratazione.
Non trascuriamo l’importanza del bere, anche se non avvertiamo lo stimolo della sete.
- Frullati, spremute e centrifufati ci aiutano a tenere lontana la sete e ci danno sostegno nelle giornate eccessivamente afose.
- Limitare invece il consumo di bevande alcoliche e di quelle gassate e zuccherate, che apportano calorie superflue. Limitare anche l’assunzione di bevande ad elevato tenore di caffeina.
- Attenzione ai cibi ghiacciati, e alle bevande ghiacciate: possono provocare pericolose congestioni.
- Consumare poco sale e preferibilmente iodato. Vi sono prove scientifiche che ridurre il sale nella dieta giova sia agli ipertesi che ai normotesi. Il consumo di sale iodato è un ottimo veicolo per apportare lo iodio nel nostro organismo.

venerdì 10 giugno 2011

Acque minerali: sono tutte uguali?




L'acqua è la bevanda "principe", la più sana e migliore per la salute dell'organismo, capace di soddisfare la sete senza attentare alla linea. Si deve bere spesso e non aspettare di avere sete per poter rinnovare continuamente le perdite di liquidi che l'organismo subisce durante la giornata. L'acqua minerale naturale in particolare, grazie al suo contenuto di minerali, aiuta a reintegrare e a fornire il corpo dei sali di cui ha bisogno.
Non tutte le acque
minerali sono uguali: ognuna ha caratteristiche specifiche che dipendono dal tipo di sali in essa disciolti. è quindi importante saper scegliere tra le acque in commercio, quella più idonea ai propri gusti, bisogni e disturbi.
Le acque si chiamano
minerali quando vengono riconosciute tali dal Ministero della Sanità, attraverso analisi chimico-fisiche e microbiologiche (su composizione, purezza e qualità) che determinano le caratteristiche salienti dell'acqua.
Premesso che tutte le acque potabili contengono sali, la legge considera "minerali" quelle che originando da una falda sotterranea, hanno caratteristiche igieniche particolari (microbiologicamente pure) e proprietà favorevoli alla salute.
Qualsiasi trattamento chimico che alteri la composizione dell'acqua è vietato: le acque minerali devono essere batteriologicamente pure e prive di inquinanti; devono poi essere imbottigliate come sgorgano dalla sorgente. L'unico trattamento eventuale è l'aggiunta di anidride carbonica per renderle gassate.
Si differenziano dall'acqua potabile del rubinetto, che può essere prelevata da laghi, fiumi o falde superficiali e può essere sottoposta a trattamenti (ad esempio l'aggiunta di cloro).
Non tutte sono uguali
Le caratteristiche e le proprietà salutari dipendono dalla fonte di provenienza e dai sali minerali che vengono trascinati durante il lungo cammino sotterraneo attraverso le rocce, prima di sgorgare in superficie.
In base al tipo di minerali in esse disciolti, indicati come "residuo fisso" (cioè la quantità di sali minerali depositati da un litro di acqua fatto evaporare a 180°, le acque minerali vengono classificate come:
1. Minimamente mineralizzate: hanno un contenuto di sali minerali inferiore a 50 milligrammi per litro; si tratta di acque "leggere" che in quanto povere di sali minerali favoriscono la diuresi e facilitano l'espulsione di piccoli calcoli renali.
2. Oligominerali: hanno un contenuto di sali minerali non superiore ai 500 milligrammi per litro. In virtù dei pochi sali minerali presenti, sono ottime acque da tavola, adatte ad essere bevute quotidianamente; inoltre svolgono un'ottima azione diuretica e contengono poco sodio.
3. Minerali: il residuo fisso è compreso tra 500 e 1000 milligrammi (1 g) per litro. Contengono una percentuale consistente di sali minerali e pertanto non devono essere bevute in quantità eccessive (fino a un litro al giorno), alternandole con acqua oligominerale. Hanno applicazioni diverse a seconda del tipo di sostanze in esse presenti (calcio, zolfo, ferro, magnesio, bicarbonato...).
4. Ricche di sali minerali: il residuo fisso è di oltre 1500 milligrammi per litro. Sono molto ricche di sali, pertanto devono essere bevute specificamente a scopo curativo e su consiglio medico. Si acquistano in farmacia, ma alcune si trovano anche nei supermercati.