giovedì 30 giugno 2011

Capelli e alimentazione





C’e' un nesso fra la composizione della nostra alimentazione quotidiana e la salute dei capelli: essi sono costituiti infatti da proteine solide, come la cheratina, in una percentuale compresa fra il 65 e il 95% e per il resto da acqua, lipidi, pigmenti ed oligoelementi. e' percio' strettamente necessario fornire col cibo il giusto “nutrimento” necessario alla loro formazione e al mantenimento della loro salute, assumendo con raziocinio tutti i nutrienti: glucidi, proteine, vitamine, grassi, minerali. Ad esempio e' importante sapere che, essendo la cheratina del capello composta da due amminoacidi essenziali, la cistina e la lisina, presenti nelle carni, nel pesce, nel fegato, nella selvaggina e in alcuni tipi di verdure, per integrarle e evitare di vedere i capelli piu' fragili, secchi, sottili o meno vaporosi, occorrerebbe mangiare alternativamente carni bianche o rosse, e pesce almeno due volte alla settimana, e cosi' via. Ma non bisogna dimenticare assolutamente l’importanza di un’equilibrata assunzione degli zuccheri, preferibilmente quelli integrali (come il pane, la pasta, tutti i tipi di cereali), evitando possibilmente quelli semplici e/o raffinati (presenti dei dolciumi). Attenzione anche ai grassi, da consumare con moderazione, e alle vitamine, da assumere invece in abbondanza, mangiando frutta e verdura fresche almeno una volta al giorno. Se poi capita di mangiarne in entrambi i pasti principali, tanto meglio. Importante anche il ferro, che come si sa possiede un ruolo primario nella sintesi dell’emoglobina del sangue e che serve per l’ossigenazione dei tessuti; poi lo zinco, il magnesio e infine il rame, che partecipa al processo di composizione della melanina, proteina che colora il capello.Studi recenti hanno dimostrato che nei regimi alimentari della grande maggioranza delle famiglie italiane e' presente un’ampia varieta' di tutti gli elementi nutritivi necessari al sostentamento dell’intero organismo e percio' anche dei capelli. Spesso, pero', vengono commessi dei gravi errori che possono alterare la composizione dell’alimentazione rendendola meno equilibrata: concorrono nelle scelte sbagliate i gusti particolarmente difficili di alcune persone o classi di persone (i bambini, gli anziani, chi professa determinate religioni, o semplicemente chi non ama frutta e verdura e ne fa uno scarso o inesistente consumo), diete molto restrittive per perdere il peso in eccesso o mantenere una linea perfetta (caso in cui invece si tende ad assumere moltissima verdura e frutta, giungendo in alcuni casi a ignorare la grande importanza dei nutrienti per eccellenza, come i carboidrati e le proteine). Molto frequenti sono poi le carenze di proteine (e spesso proprio di quelle del gruppo della cistina), che causano fragilita' dello stelo del capello, secchezza, diminuzione del diametro: una dieta senza proteine, gia' dopo soli 10 giorni, arriva a far ridurre sensibilmente il diametro del bulbo dei capelli, causando una perdita del pigmento talemnte grave che a volte porta fino all’atrofia; peraltro possono danneggiarsi anche le unghie e la pelle, poiche' sono composte anche loro in maggior parte di cheratina. Ogni spazzolata diventa un dramma perche' sul pettine rimane un gran numero di capelli, anche se non tutti sanno che la maggior parte sono solamente degli steli spezzati e non capelli interi, ma comunque il fatto stesso che i capelli si spezzino non e' di certo un segno positivo.Infine una dieta troppo povera di oligoelementi, di minerali o di vitamine puo' provocare una massiccia caduta di capelli (il cosiddetto defluvium telogenico); il lato positivo e' che gli effetti sono reversibili se gli squilibri alimentari vengono corretti in tempo e non ripetuti. In caso di massiccia caduta o di un diradamento eccessivo dei capelli, tutti fenomeni che comunque possono avvenire anche per motivi esterni all’organismo e quindi all’alimentazione, come nei periodi post-gravidanza oppure in caso di situazioni che causano al soggetto uno stress psicologico eccessivo, si possono tranquillamente consigliare degli integratori alimentari: complessi e preparati vitaminici e minerali da assumere per bocca, di solito in capsule o in compresse, che contengono la giusta dose quotidiana di vitamine, minerali e aminoacidi di cui l’organismo necessita e che colmano le lacune causate da carenze momentanee portate da situazioni particolari o da regimi scorretti.Non tutti gli integratori svolgono la stessa funzione: e' quindi importante, per consigliare in modo corretto il paziente, stabilire quali siano quelli giusti a seconda delle necessita' caso per caso. Per la salute generale dei capelli possono essere utili integratori costituiti dagli aminoacidi necessari per la sintesi della cheratina, oppure composti di minerali come calcio, zinco, ferro, rame, selenio, magnesio, manganese o di vitamine come la A, la C, la E e la H.E inoltre:
· abolizione del fumo: la nicotina danneggia i capelli e ne favorisce la caduta;
· non esporre eccessivamente i capelli alle radiazioni solari;
· i lavaggi dei capelli non devono essere né troppo frequenti né troppo diradati (2-3 volte alla settimana); è opportuno non utilizzare tipi di shampoo particolarmente aggressivi;
· l'asciugatura dei capelli deve essere fatta in modo delicato; il phon non deve essere utilizzato alla massima temperatura.

venerdì 24 giugno 2011

Allergia al latte vaccino








La Allergia alle Proteine del Latte Vaccino (APLV) è una patologia relativamente frequente in età pediatrica. Diversi studi della letteratura hanno indicato che, quando viene diagnosticata secondo criteri rigorosi, interessa circa il 1.9-2.5% dei bambini di età inferiore a 1 anno. Responsabile del frequente sospetto è la molteplicità dei quadri clinici con cui si può manifestare: nel 50-60% dei casi si presenta con disturbi gastrointestinali (scarso accrescimento, diarrea cronica o recidivante, vomito o rigurgiti frequenti, coliche gassose, etc), nel 50-70% cutanei (eczema atopico, orticaria, angioedema, etc) nel 20-30% respiratori (rinite o wheezing recidivante) o nel 5-9% sistemici (anafilassi). Il polimorfismo clinico riflette probabilmente differenze nella predisposizione genetica e nell’esposizione ambientale all’alimento, che influenzando l’assorbimento gastrointestinale ma anche il tipo, l’entità e la persistenza della risposta immune, condizionano l’epoca dell’esordio e la suscettibilità d’organo.
La dieta di eliminazione, cosi’ come la successiva dieta terapeutica, deve prevedere la assoluta assenza di proteine del latte vaccino dalla dieta del bambino, o dalla dieta materna nel caso che il bambino sia allattato al seno.
ConsigliLeggere l'etichetta L'unica soluzione possibile al problema dell'allergia al latte è eliminarlo dalla dieta insieme: - ai latticini, ovvero i derivati del latte venduti freschi (yogurt, mozzarella, ricotta, caprino);- ai derivati del latte (cioè tutti i formaggi in genere, la panna e il burro);- ai prodotti a base di latte (gelati, creme e salse come la besciamella).Il latte, però, contenuto anche può essere in prodotti "insospettabili" (vedere riquadro sotto). Per questo motivo, chi è allergico a questo alimento, prima di ingerire qualsiasi prodotto dovrebbe leggerne attentamente l'etichetta. Ciò non è tuttavia sufficiente per mettersi al riparo da brutte sorprese.A volte, infatti, il latte può far parte di un altro ingrediente. In tal caso, se la sua quantità è inferiore al 25 per cento, la legge non prevede che la sua presenza debba essere riportata sull'etichetta.Non esiste il vaccino Lo hanno confermato anche le recenti linee guida dell'Accademia di allergologia e immunologia clinica: a tutt'oggi non esiste alcun vaccino da prendere per bocca in grado di rendere tollerabile il latte. Nessuno studio ha, infatti, dimostrato l'efficacia delle cosiddette "cure desensibilizzanti", che consistono nella somministrazione graduale di capsule contenenti latte in diluizioni sempre crescenti, allo scopo di abituare l'organismo a tollerare l'alimento.Così, per il momento, l'unica cura possibile in caso di allergia al latte rimane quella di eliminare tutti gli alimenti che lo contengono.







giovedì 23 giugno 2011

Diverticoli








Quando si parla di diverticoli in generale, si intende solitamente indicare quelle protrusioni sacciformi che si sviluppano a carico della parete di un organo cavo. Si possono formare in varie sedi ( faringe, esofago, duodeno, digiuno, ileo, vescica…), ma si presentano soprattutto a carico del grosso intestino, vale a dire del colon e specialmente del sigma.
Possono presentarsi singolarmente, ma il più delle volte si presentano numerosi e di diametro variabile.
Il 60% delle persone oltre i 60 anni presenta casi di diverticoli. La diverticolosi è quindi un problema molto comune. La diverticolite è invece una complicanza della diverticolosi, ovvero la loro infiammazione. L'infiammazione dei diverticoli è causata per lo più da un'eccessiva pressione nell'intestino, spesso legata alla stipsi. A causa dell'azione abrasiva delle feci e dalla proliferazione batterica, la mucosa dei diverticoli si infiamma e comporta la diverticolite.
La diverticolite può non dare sintomi (nel 70% dei casi) o provocare episodi di eccessiva motilità intestinale, dolori addominali, nausea, vomito, febbre, emorragie, cambiamenti repentini dell'alvo.
Quando si soffre di diverticolite è bene fare attenzione alla propria alimentazione e scegliere cosa mangiare anche in considerazione della patologia.
Sarà buona regola abituarsi a bere molta acqua, assumere frutta e verdura privi di troppe scorie (semi e bucce), cominciare ad andare al bagno ad orari fissi, evitare l'accumulo delle feci favorendo - in condizioni normali - il consumo di fibre, una sana attività fisica e ricordarsi di masticare a lungo per favorire la digestione.

Alimenti NO
Spezie, salse e cibi piccanti, fritti, alcolici e bevande gassate, cioccolata
In caso di un infiammazione acuta dei diverticoli sarà bene limitare le fibre riducendo il consumo di legumi oltre che qualità di frutta e verdure con troppe scorie (es. fichi, fragole, frutti rossi, kiwi, melograno, fagiolini, semi di girasole, nocciole e mandorle).
Alimenti SI
Pane bianco, pasta, riso, semolino, patate e carote lesse, carne, pesce, uonva e formaggi magri, spremute e centrifugati (limitando le scorie), acqua e bevande non gassate
Preferire i metodi di cottura semplici e naturali, che non richiedano troppi condimenti: al vapore, bollito, forno, griglia.

mercoledì 22 giugno 2011

Istamina

L'istaminaè un composto azotato ampiamente diffuso nell'organismo, dove ricopre un ruolo di primo piano nelle risposte infiammatorie ed allergiche, nella secrezione gastrica ed in alcune attività cerebrali. Oltre che dall'uomo, l'istamina può essere prodotta anche da altri organismi - più o meno complessi - per semplice decarbossilazione dell'amminoacido istidina.
Le concentrazioni di istamina negli alimenti dipendono quindi dalla ricchezza in amminoacidi liberi e dalla presenza di determinati microorganismi; l'esempio più caratteristico di cibo talmente ricco di istamina da provocare problemi a chi lo assume è quello del pesce conservato troppo a lungo o in maniera inopportuna. I principali incriminati in tal senso sono gli esemplari appartenenti alle famiglie: Scombridae (tonno, sgombro), Clupeida (sardina, aringa, spratto, alaccia, cheppia), Engraulidae (acciuga) e Coryphaenidae (lampuga). Anche il consumo di alcuni formaggi, vini rossi, spinaci e pomodori (specie se in scatola), estratto di lievito, cibi fermentati anche vegetali (crauti) e birra, può scatenare sintomi da intossicazione di istamina. Altri alimenti vengono definiti istamino-liberatori, poiché favoriscono il rilascio di istamina da parte dell'organismo; è il caso di alcool, banane, cioccolato, uova, pesce, latte, papaya, frutti di mare, fragole e pomodori. Tutti questi alimenti, direttamente o indirettamente ricchi di istamina, quando assunti in grande quantità possono provocare sintomi simili a quelli di un'allergia alimentare; tecnicamente, però, si tratta di un'intolleranza, poiché il sistema immunitario non viene coinvolto (si parla in genere di reazioni pseudoallergiche da intossicazione di istamina).
Alle persone con intolleranza all'istamina viene prescritta una dieta priva di alimenti ricchi di istamina o istamino-liberatori; in base alla gravità dei sintomi tali restrizioni saranno più o meno importanti, anche se in genere vengono allontanati soltanto i cibi elencati in precedenza, con particolare attenzione a quelli ittici, agli alcolici e a tutti i cibi fermentati e stagionati.

martedì 21 giugno 2011

Dieta ed allergia al nichel







Chi di noi non ha mai sentito parlare di allergia al nichel?
Il nome nichel deriva dalla parola svedese Nickel (diminuitivo di Nicolaus, con significato di persona da poco, folletto) e dal derivato tedesco Kupfernickel (“rame del diavolo”) nome dato dai minatori a questo elemento un tempo senza valore.
In effetti negli ultimi anni si riscontra un notevole aumento di casi e sembra che, al di là dell’allergia da contatto che è la situazione più nota, i cibi abbiano una loro importanza nel determinare l’insorgere di questo problema. Il nichel, come solfato, è presente in moltissimi alimenti tra i quali lenticchie, fagioli, cacao, nocciole, liquirizia per citare quelli che ne contengono una buona quantità; poi ci sono molte verdure e frutti come gli asparagi, spinaci, cipolle, funghi, kiwi, pomodoro che comunque ne contengono quantità significative.
L’intolleranza e l’allergia al nichel sono condizioni particolarmente spiacevoli perché, ahimè, questo metallo è presente un po’ dovunque, anche nell’acqua del rubinetto e negli alimenti industriali come merendine e pani di vario genere.

Ma come si fa a capire di essere allergici al nichel?
Prima cosa è il constatare la presenza di particolari sintomi che per l’intolleranza possono essere:
§ dermatiti e pruriti, anche da contatto, che si manifestano sul volto, sulle mani, sulle gambe;
§ afte o infiammazioni boccali e gengivali;
§ gonfiori addominali;
§ malessere generale diffuso;
§ senso di stanchezza e pesantezza;
§ senso di nausea;
§ mal di testa.
I sintomi, che si possono sviluppare nel tempo, sono determinati anche dalla quantità di nichel che l’organismo ingerisce o dalla quantità con cui viene a contatto.
Nel caso di allergia al metallo invece i sintomi possono essere più o meno gli stessi ma più accentuati, soprattutto per quanto riguarda la dermatite da contatto; si possono avere anche dei casi di crisi respiratoria ed asma.
Se una persona soffre di questi sintomi può valere la pena di accertare con opportuni test la presunta allergia/intolleranza al nichel. E’ disponibile un test cutaneo, il patch test, che consiste nell’applicare al braccio un cerotto a rilascio lento e graduale di nichel, in cui la risposta si considera positiva se la cute sotto al cerotto si arrossa con presenza di vescicole pruriginose.
Nel caso di vera e propria allergia conclamata è necessaria l’astensione completa dal metallo, nel caso invece di intolleranza spesso con una dieta di eliminazione, cioè una dieta che evita tutti gli alimenti a più alto contenuto di nichel, e poi una dieta di rotazione dei cibi si giunge ad un netto miglioramento dei sintomi, soprattutto infiammatori ed intestinali.








Ecco gli alimenti da evitare:
§ tutti quelli in scatola;
§ asparagi, funghi, cipolle ,spinaci, pomodori, legumi, lattuga, carote;
§ farina integrale, farina di mais;
§ pere, prugne, uva passa;
§ nocciole, mandorle, arachidi;
§ tè, cacao;
§ margarina;
§ lievito chimico;
§ aringhe, ostriche.
I cibi che possono essere consumati in piccola quantità sono invece:
§ cavoli, cetrioli;
§ farina 00;
§ riso brillato;
§ caffè;
§ olio di oliva;
§ uova;
§ frutta (eccetto quella citata in precedenza).
Infine gli alimenti che possono essere consumati liberamente:
§ tutte le carni;
§ pesce (tranne quello scritto in precedenza);
§ latte e derivati;
§ patate.
E’ sempre opportuno precisare che chi soffre di dermatiti da contatto deve evitare di indossare indumenti o gioielli che contengono nichel ed in particolare attenzione alla bigiotteria, usare quella esente da nichel, ed attenzione ad evitare il contatto della pelle con le parti metalliche degli indumenti come cerniere, bottoni.

giovedì 16 giugno 2011

A ciascuno la sua acqua

Quando si beve non solo ci si disseta, ma si assumono elementi importanti (oligoelementi come calcio, sodio, ferro, magnesio, zolfo, bicarbonato, fluoro) che a seconda del tipo e della concentrazione possono soddisfare le diverse esigenze di benessere psico-fisico. Per chi vuole dimagrire: Si consiglia di impostare con un medico una dieta appropriata, infatti l'acqua di per sé non fa dimagrire, ma può essere un ottimo aiuto. In questo caso può essere appropriata un acqua oligominerale, cioè un'acqua "leggera", che favorisca la diuresi, l'eliminazione delle scorie con l'urina e quindi la disintossicazione dell'organismo. E' bene berne almeno un litro e mezzo durante la giornata. Per chi soffre di calcoli renali: Bere acqua oligominerale o minimamente mineralizzata, particolarmente utile per favorire la diuresi, per la sua scarsità di sali minerali, e per eliminare le scorie e le impurità e prevenire la formazione di calcoli. In presenza di calcoli può essere efficace il cosiddetto "colpo d'acqua", consistente nel bere un litro/un litro e mezzo di acqua rapidamente, in modo che agisca come una "spinta" e faciliti l'espulsione del calcolo. Recenti scoperte hanno dimostrato che anche un'acqua minerale "dura", cioè ricca di calcio, può aiutare a prevenire la formazione di calcoli renali. Per chi fa sport: Gli oligoelementi dell'acqua minerale apportano nutrienti privi di calorie e reintegrano i liquidi e i sali persi con il sudore. La quantità di acqua varia con lo sport praticato, la sua durata e le condizioni climatiche: si va da 1 litro e mezzo a 3 litri al giorno. Tra i minerali importanti per l'atleta spiccano il calcio (essenziale per la formazione e la solidità dell'osso, la trasmissione degli impulsi nervosi e la contrazione muscolare), il ferro (per evitare il senso di fatica dovuto all'anemia), il magnesio e il potassio (per facilitare la contrazione dei muscoli), il sodio e il cloro (per la regolazione del bilancio idrico). Per chi ha la pressione alta: Oltre alla dieta povera di sodio, da seguire su consiglio medico, è indicata un'acqua oligominerale che favorisce diuresi ed eliminazione del sodio in eccesso, responsabile dell'aumento della pressione e dell'affaticamento cardiaco. Si parla in questo caso di persone che hanno la pressione appena superiore ai limiti normali: chi ha la pressione molto alta non può sperare che l'acqua incida in modo significativo nelle terapie. Per chi ha difficoltà a digerire: In questo caso è utile un'acqua minerale di tipo bicarbonato-solfato. Questo due sali minerali, il bicarbonato e il solfato, aiutano infatti la digestione poiché stimolano fegato e pancreas e favoriscono l'azione degli enzimi digestivi, abbassando l'acidità dell'intestino. Per chi è a rischio di osteoporosi In generale in tutti i casi di carenza o bisogno di calcio (gravidanza, allattamento, nei neonati, nei bambini, negli anziani) è corretto assumere acqua mineralizzata ricca di calcio. E' importante che il calcio contenuto nell'acqua sia biodisponibile, cioè che non venga eliminato, ma assorbito dall'organismo; questo è caratteristico solo di alcune acque minerali, che riportano sull'etichetta la scritta "Calcio biodisponibile". Nei casi di lievi carenze di calcio, quest'acqua minerale integra il calcio che si assume normalmente con gli alimenti (formaggi, latticini ecc.) senza un aumento parallelo di calorie introdotte.

martedì 14 giugno 2011

Vivere bene d'estate

Vivere bene l'estate è possibile, ma è necessario proteggersi dalle temperature elevate e dall'umidità. Se questo vale per tutti, sono in particolare anziani, malati cronici e disabili i più esposti ai disturbi provocati dal caldo eccessivo che devono seguire alcune importanti regole. Molte sono le strategie ed i corretti comportamenti da seguire per combattere il gran caldo: tra questi c’è l’assunzione del giusto quantitativo di liquidi in relazione alle diverse tipologie di persone. Il caldo comporta un rischio per la salute quando si registrano temperature elevate, al di sopra dei valori usuali, per almeno 3 giorni consecutivi, in alcuni casi associate a tassi elevati di umidità.
Ecco alcuni consigli per effrontare con piu’ tranquillita’ il caldo estivo.
- Quali sono le ore della giornata in cui è opportuno ridurre l’esposizione all’aria aperta durante le ondate di calore?
Durante le giornate in cui viene previsto un rischio elevato per le successive 24-48 ore (livelli 2 e 3 del bollettino), deve essere ridotta l’esposizione all’aria aperta nella fascia oraria compresa tra le 12 e le 18.In particolare, è sconsigliato l’accesso ai parchi ed alle aree verdi ai bambini molti piccoli, agli anziani, alle persone non autosufficienti o alle persone convalescenti. Inoltre, deve essere evitata l’attività fisica intensa all’aria aperta durante gli orari più caldi della giornata
- Come conservare gli alimenti?
Si deve fare molta attenzione alla corretta conservazione degli alimenti deperibili (latticini, carni, dolci con creme, gelati, ecc.), in quanto le temperature ambientali elevate favoriscono la contaminazione degli alimenti che può determinare patologie gastroenteriche anche gravi
- Si può svolgere attività sportiva all’aria aperta durante le giornate estive più calde?
Si, ma va comunque evitata la fascia oraria dalle 12 alle 18 e bisogna prestare particolare attenzione ad una adeguata idratazione
- Quali precauzioni si devono adottare quando si esce di casa in una giornata molto calda?
Ripararsi la testa con un cappello leggero a falde larghe; in auto usare tendine parasole. Indossare indumenti chiari, non aderenti, di cotone o lino, in quanto le fibre sintetiche impediscono la traspirazione. Chi soffre di diabete deve esporsi al sole con cautela, onde evitare ustioni serie, a causa della minore sensibilità al dolore
- Che cosa conviene mangiare in estate?
In generale è meglio consumare pasti leggeri, preferire la pasta e il pesce alla carne, evitando i cibi elaborati e piccanti; consumare molta frutta e verdura. Qualche gelato è concesso, ma si consigliano quelli al gusto di frutta, meno calorici. Evitare i pasti abbondanti, preferendo quattro, cinque piccoli pasti durante la giornata
- Quanto e cosa è consigliabile bere in estate?
E’ importante bere, anche in assenza dello stimolo della sete. Si consiglia di bere almeno due litri al giorno, salvo diverso parere del medico, di moderare l’assunzione di bevande gassate e zuccherate, ricche di calorie, di evitare gli alcolici e di limitare l’assunzione di bevande che contengono caffeina. E’ meglio evitare gli alcolici perché aumentano la sensazione di calore e la sudorazione, contribuendo così ad aggravare la disidratazione
- Quando fa molto caldo è consigliabile l’assunzione di integratori di sali minerali?
Sì, ma l’assunzione di tali integratori deve essere sempre consigliata dal proprio medico curante.

domenica 12 giugno 2011

Mangiare d'estate



Piatti estivi anticalura: il clima particolarmente caldo, il sole, una maggiore sudorazione richiedono un diverso equilibrio alimentare, quindi anche una dieta equilibrata e un apporto di calorie legato al fabbisogno e alle caratteristiche individuali.
Teniamo d'occhio alcuni suggerimenti che in parte valgono anche per le altre stagioni dell'anno, ma che in estate servono in modo particolare a sopportare gli effetti dell'eccessivo caldo.
- Non saltare i pasti. Meglio se rispettiamo i tre pasti principali e gli spuntini nel corso della giornata.- Mangiare poco e spesso per evitare i frutti estivi, verdure, yogurt, formaggi freschi e leggeri, carne magra e pesce cotto alla griglia.- Evitare i cibi troppo conditi o elaborati- In estate, "sì" al gelato come pasto sostitutivo, se inserito in un’alimentazione bilanciata e variegata. Fare attenzione a non scendere al di sotto di un apporto calorico troppo basso.- Variare i menuMeglio una dieta variegata ed equilibrata, che tenga conto sempre delle condizioni ed esigenze individuali. La varietà delle scelte serve a soddisfare il fabbisogno di tutti i nutrienti e a diluire l'assunzione di eventuali sostanze indesiderate contenute negli alimenti. - Via libera al consumo di frutta e verdura! Sono ricche di vitamine, minerali, fibre alimentari, ma anche di altre sostanze ad attività antiossidante, protettive per l'organismo, il cui fabbisogno aumenta con l'aumentare dell'esposizione ai raggi solari.- Usa preferibilmente condimenti di origine vegetale, privilegiando l'olio d’oliva.- Pesce: consumarne quantità sufficienti perché il pesce è un alimento "protettivo", contiene acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 preziosi per l’apparato cardiovascolare.- Yogurt: contribuisce al benessere intestinale. - Verdure: assicurarsi che siano sempre ben pulite e lavate prima del consumo, soprattutto se crude! - I dolci e i dessert: non bisogna rinunciare al dolce di un dessert, ma la moderazione è come sempre a beneficio della salute. - Tutto il buono dell’acqua: bevi 2 litri di acqua al giorno Leggere quanto è importante bere acqua.- L'equilibrio tra l'acqua che eliminiamo e quella che assumiamo è una condizione di salute essenziale. Soprattutto in estate, l'eccessiva sudorazione può provocare problemi di disidratazione.
Non trascuriamo l’importanza del bere, anche se non avvertiamo lo stimolo della sete.
- Frullati, spremute e centrifufati ci aiutano a tenere lontana la sete e ci danno sostegno nelle giornate eccessivamente afose.
- Limitare invece il consumo di bevande alcoliche e di quelle gassate e zuccherate, che apportano calorie superflue. Limitare anche l’assunzione di bevande ad elevato tenore di caffeina.
- Attenzione ai cibi ghiacciati, e alle bevande ghiacciate: possono provocare pericolose congestioni.
- Consumare poco sale e preferibilmente iodato. Vi sono prove scientifiche che ridurre il sale nella dieta giova sia agli ipertesi che ai normotesi. Il consumo di sale iodato è un ottimo veicolo per apportare lo iodio nel nostro organismo.

venerdì 10 giugno 2011

Acque minerali: sono tutte uguali?




L'acqua è la bevanda "principe", la più sana e migliore per la salute dell'organismo, capace di soddisfare la sete senza attentare alla linea. Si deve bere spesso e non aspettare di avere sete per poter rinnovare continuamente le perdite di liquidi che l'organismo subisce durante la giornata. L'acqua minerale naturale in particolare, grazie al suo contenuto di minerali, aiuta a reintegrare e a fornire il corpo dei sali di cui ha bisogno.
Non tutte le acque
minerali sono uguali: ognuna ha caratteristiche specifiche che dipendono dal tipo di sali in essa disciolti. è quindi importante saper scegliere tra le acque in commercio, quella più idonea ai propri gusti, bisogni e disturbi.
Le acque si chiamano
minerali quando vengono riconosciute tali dal Ministero della Sanità, attraverso analisi chimico-fisiche e microbiologiche (su composizione, purezza e qualità) che determinano le caratteristiche salienti dell'acqua.
Premesso che tutte le acque potabili contengono sali, la legge considera "minerali" quelle che originando da una falda sotterranea, hanno caratteristiche igieniche particolari (microbiologicamente pure) e proprietà favorevoli alla salute.
Qualsiasi trattamento chimico che alteri la composizione dell'acqua è vietato: le acque minerali devono essere batteriologicamente pure e prive di inquinanti; devono poi essere imbottigliate come sgorgano dalla sorgente. L'unico trattamento eventuale è l'aggiunta di anidride carbonica per renderle gassate.
Si differenziano dall'acqua potabile del rubinetto, che può essere prelevata da laghi, fiumi o falde superficiali e può essere sottoposta a trattamenti (ad esempio l'aggiunta di cloro).
Non tutte sono uguali
Le caratteristiche e le proprietà salutari dipendono dalla fonte di provenienza e dai sali minerali che vengono trascinati durante il lungo cammino sotterraneo attraverso le rocce, prima di sgorgare in superficie.
In base al tipo di minerali in esse disciolti, indicati come "residuo fisso" (cioè la quantità di sali minerali depositati da un litro di acqua fatto evaporare a 180°, le acque minerali vengono classificate come:
1. Minimamente mineralizzate: hanno un contenuto di sali minerali inferiore a 50 milligrammi per litro; si tratta di acque "leggere" che in quanto povere di sali minerali favoriscono la diuresi e facilitano l'espulsione di piccoli calcoli renali.
2. Oligominerali: hanno un contenuto di sali minerali non superiore ai 500 milligrammi per litro. In virtù dei pochi sali minerali presenti, sono ottime acque da tavola, adatte ad essere bevute quotidianamente; inoltre svolgono un'ottima azione diuretica e contengono poco sodio.
3. Minerali: il residuo fisso è compreso tra 500 e 1000 milligrammi (1 g) per litro. Contengono una percentuale consistente di sali minerali e pertanto non devono essere bevute in quantità eccessive (fino a un litro al giorno), alternandole con acqua oligominerale. Hanno applicazioni diverse a seconda del tipo di sostanze in esse presenti (calcio, zolfo, ferro, magnesio, bicarbonato...).
4. Ricche di sali minerali: il residuo fisso è di oltre 1500 milligrammi per litro. Sono molto ricche di sali, pertanto devono essere bevute specificamente a scopo curativo e su consiglio medico. Si acquistano in farmacia, ma alcune si trovano anche nei supermercati.